domenica 14 agosto 2011

kathodik

So.Lo 'Galvanica'
(Thingstoburn 2011)

Se si dovesse giudicare un disco da quello che viene solitamente chiamato packaging, e che gli appassionati amano definire cura editoriale, l’ep di esordio dei So.Lo sarebbe annoverato tra i migliori lavori del 2011: una fodera di stoffa nera, decorata a mano da schizzi di vernice bianca à la Pollock, chiusa da una lampo, che racchiude al suo interno una busta di cartone bianca serigrafata da schizzi di colore nero, e alla fine di questo gioco di scatole cinesi, il disco. Particolare nient’affatto banale, si dirà: giustamente, ma è una soddisfazione per gli occhi per l’ascoltatore e un motivo di vanto per l’artista aver creato un piccolo gioiello, tanto più prezioso quanto più raro, visto che il disco viene tirato dalla Thingstoburn Records in 100 copie.
Il disco, si diceva: non è quello che ci si aspetterebbe da tanto “preambolo”. Non solo perché qualitativamente si tratta di una lavoro molto onesto, energico, piacevole, ma che non sposta di molto gli equilibri artistici dell’indie italiano; ma anche perché a differenza della sua veste si presenta molto grezzo, in senso positivo si intende, immediato, sfrontato.
Siamo infatti nei territori di un noise che guarda in effetti dritto dritto agli anni ’90, sotto l’egida tutelare di Sonic Youth, Shellac e le ricette in fase di (non) produzione tipiche di uno Steve Albini. I So.Lo, essenziale duo veneto composto da Elvis Marangon alla chitarra e alla voce e Ilenia Conte ai tamburi, sfoderano un rock diretto, di impatto e soddisfacente. Un flusso slabbrato e duro, in cui le soluzioni, pur ridotte comprensibilmente all’osso di arrangiamenti scarni, evocano un’intensità a volte davvero pregevole.
Il noise di apertura di Kirchoff, tutto giocato tra i feedback chitarristici di Marangon e i marziali stop and go delle percussioni, non di rado vero elemento solistico del duo, dichiara subito le intenzioni valvolari della band, che tuttavia, nella successiva X-man, sfodera un ritmo ben più coinvolgente, e un canto quasi urlato, ai limiti dello screamo, che non può non richiamare alla mente le vorticose timbriche dei mai troppo compianti At the drive-in, complice anche la scelta della lingua inglese.
Il riff pungente e nervoso e le incursioni quasi marziali di Hands, come sporgenti all’infinito su un limitare claudicante, trascinano il brano in una fuga tra le esplosioni soniche di scuola Trans AM e i primissimi Blonde Red Head, mentre l’incedere rallentato e malato di Hyper-m conturba e prepara al meglio il terreno alla squadrata e rutilante Ttb, scortecciata marcia in crescendo, forse il miglior brano del lotto, vicino ai trascinanti pentagrammi dei conterranei Il Teatro degli Orrori.
Il copione post-core viene ribadito senza troppe variazioni da 3/4, prima che Refkim, ultimo tributo al genere, sospinga con non esagerata originalità l’ascoltatore verso la fine del disco. Che sicuramente verrà apprezzato da chi cerca ritmiche granitiche e riff nevrili, senza attendersi trame di particolare complessità o soluzioni troppo sperimentali. Anyway, play it loud.
Aggiunto: January 28th 2012
Recensore: Salvatore Passaretta
Voto:
Link Correlati: Thingstoburn Record Home Page
Hits: 52
Lingua: italian
copertinaCi sono tanti anni novanta in questo primo lavoro del duo chiamato So.lo. C'è il rumore, le chitarre e l'effettistica dei Sonic Youth, ci sono le urla di Cedric Bixler-Zavala degli At The Drive-In e c'è l'incedere, molte volte, degli Shellac. Tutto questo in sole sette tracce, per poco più di venti minuti. È questo Galvanica, primo ep totalmente autoprodotto dal duo. E quando dico totalmente, intendo a trecentosessanta gradi: dal fuori (l'artwork, a dir poco stupendo) al dentro. E questo "dentro" sarà lì, pronto a graffiarvi e colpirvi per lasciarvi scossi, di secondo in secondo. Un lavoro che alterna parti distorte e pesanti a parti un pò rilassate, addirittura psichedeliche (se pur per pochi secondi). Già da Kirchoff, primo pezzo, si sentono tutti questi elementi: un inizio lento, ma pesante che dopo un minuto si velocizza e poi si arresta, riparte per poi rallentare di nuovo. E la voce, pronta a urlare il testo, a volte lascia fiorire delle imprecisioni che, a fanculo tutto, rendono il risultato finale ancora più rumoroso. X-man è il vero manifesto della band, una cavalcata martellante di batteria e chitarra, con inciampi che - strano a dirsi - sanno essere lineari. Hands, invece, è un proiettile noise-punk sparato fino ai due minuti, che si ferma per fluttuare nell'aria per meno di sessamta secondi e poi esplode nel finale, sempre senza mai lasciare il nervosismo di base. E se prima parlavamo di inciampi, hyper-m è l'estrema dichiarazione d'amore del duo verso gli stop'n'go, portati all'ennesima potenza in meno di due minuti chiaramente noise-rock. Ttb è un altro di quei momenti tipici dei So.Lo: batteria e chitarra nervosi, veloci, cavalcanti, che sanno essere interrotti solo dagli interventi della voce, col suo testo urlato e ripetuto. E come può un gruppo non math-rock riuscire a ricordare i gruppi siciliani del genere? basta ascoltare 3/4, e capirete. I momenti noise degli Uzeda, gli stop'n'go ripetuti e il finale come "valzer mentre si è mangiati dalle mosche" dovrebbero incuriosirvi abbastanza per concedere un ascolto. Il finale è affidato ad una traccia (refkim) molto vicina all'iniziale: stessa, perfetta, combinazione di batteria e chitarra, ad inseguire il testo urlato. Un gruppo, i So.Lo, cresciuto a latte, biscotti e Steve Albini. E non è un male visti i risultati, anzi...
parole e musica di duebambini.
registrato sabato, 13 agosto 2011 alle ore 23:49.